
anzi no
questa storia è dedicata a chi cambia spesso idea. anzi no...
questo racconto è tratto dal libro gli streghi

non è bello ciò che è bello, ma che bello!
l'albero brutto di alberobello
anni, anni e ancora anni fa, proprio nel mezzo della piazza di alberobello, spuntò non si sa perché, né si sa come, un albero tutto storto.
era davvero impossibile non notarlo, strano com’era, ed infatti già di prima mattina erano tanti i cittadini di alberobello riuniti intorno a quell’albero a chiedersi come, perché e chissà.
alla fine fu il giardiniere comunale a prendere la parola, rivolgendosi direttamente alla pianta intrusa:
«chi sei, tu, così storto?»
«contorto.» gli fece eco il farmacista.
«attorcigliato.» aggiunse la figlia del sindaco.
«ritorto.» continuò il capo dei vigili.
«sghembo.» soggiunse la maestra.
«ricurvo.» aggiunse il giornalaio.
«aggrovigliato.» concluse non so chi.
quando finalmente i vocaboli finirono, il giardiniere poté continuare:
«già, chi sei? e cosa ci fai, storto così proprio nel mezzo della nostra piazza? con tutta la fatica che faccio ogni giorno per tenerla in ordine!»
«sono un ulivo – rispose tranquillo l’albero – e da che mondo è mondo gli ulivi sono storti, contorti, attorcigliati, ritorti, sghembi, ricurvi, aggrovigliati proprio come dite voi. che c’è di strano?»
«c’è che sei brutto!» lo apostrofò il giardiniere, con tono poco gentile.
«sgradevole.» gli fece eco la maestra.
«orrendo.» aggiunse il giornalaio.
«orribile.» continuò la figlia del sindaco.
«turpe.» soggiunse il capo dei vigili.
«deforme.» aggiunse il farmacista.
«sgraziato.» concluse non so chi.
finalmente i vocaboli finirono di nuovo ed il giardiniere proseguì.
«fosse per me prenderei un’ascia e ti taglierei all’istante.»
«ma è mattina presto – continuò – e non ho voglia di fare troppa fatica. vorrà dire che ti lascerò lì a rinsecchire e per l’inverno la tua legna sarà ottima per il fuoco.»
detto questo girò i tacchi e se ne andò.
e con lui la maestra, il giornalaio, la figlia del sindaco,il capo dei vigili il farmacista ed anche non so chi.
l’ulivo, rimasto solo in mezzo alla piazza, era così triste che se fosse stato possibile si sarebbe contorto ancor di più e, siccome aveva l’animo sensibile, cominciò a piangere. prima qualche lacrimuccia, poi un pianto di quelli veri, che finì per bagnare tutta la piazza.
le lacrime si infilarono nel terreno fino a raggiungere le radici dell’ulivo, storte e contorte anche loro, solo che essendo sotto terra nessuno se ne poteva accorgere. e l’ulivo, anziché rinsecchire in vista dell’inverno, bevendo le lacrime si nutriva e diventava giorno dopo giorno più grande e più storto.
beveva e piangeva. beveva, piangeva e si contorceva.
non solo: forse attratti dal terreno umido di lacrime, tutt’intorno cominciarono a spuntare altri ulivi.
tanti altri ulivi. e tutti storti, contorti, attorcigliati, ritorti, sghembi, ricurvi e aggrovigliati come il loro amico. così non solo la piazza di alberobello, ma tutto il paese e ben presto tutta la valle intorno e la regione intera fu popolata da decine e centinaia di ulivi, che quando il giardiniere se ne accorse quasi quasi gli venne un colpo!
e ti dirò che l’olio che si ricava dalle loro olive è ottimo davvero! così buono che gli ulivi a volte sembrano anche un po’ meno brutti, per non dire carini e, dopo pranzo, persino belli.
soprattutto quello lì in mezzo alla piazza!