
anzi no
questa storia è dedicata a chi cambia spesso idea. anzi no...
questo racconto è tratto dal libro gli streghi

alle le otto e mezza del diciotto di marzo del 1965 il cosmonauta aleksej leonov uscì dalla navicella voskhod 2 e galleggiò nel vuoto per una dozzina di minuti, in quella che fu la prima passeggiata spaziale nella storia
la nonna a passeggio
appena il piccolo, piccolissimo aleksej si mise in piedi sulle sue gambette, barcollando un po’, e fece i primi passi nel mondo, la nonna fu talmente estasiata dall’avvenimento che si lasciò andare con un pianto per la commozione.
quando poi, ogni pomeriggio, lo andava a prendere all’uscita dell’asilo, la nonna del piccolo aleksej, un po’ più grande, ma comunque sempre piccolo, se lo abbracciava e spupazzava per bene. dopo un’intera giornata di giochi nel salone, lo accompagnava sempre per una lunga e sana passeggiata all’aria aperta, anche in inverno, senza badare al gelo dei pomeriggi di russia.
quando aleksej ragazzino, divenuto grandicello, cominciò ad andare a scuola, la nonna si commuoveva a ogni progresso del nipote, che fosse in grammatica, in geografia o in cirillico, poco importava. e giù lacrime! con la scusa di offrirgli un gelato al pistacchio o una cioccolata calda con panna e zabaione, lo portava a spasso per la città, fiera come tutte le nonne e si vantava di avere un discendente così.
al liceo il giovane aleksej era tra i più bravi della classe. studiava pomeriggi interi chino sui libri, con solo un filo di musica dalla radio in sottofondo. studiava anche di sera. la nonna cominciava a sentire il peso degli anni, ma la cosa non le impediva certo di interromperlo a metà del capitolo di filosofia o di biologia, con una tra le sue frasi preferite:
«ci facciamo una passeggiata?»
all’università aleksej andò a vivere da solo, con la nonna troppo lontana per il rischio di una visita improvvisa. meno male, però, che c’era il telefono per chiamare la fidanzata o per ordinare un panino a domicilio, a parte quando suonava nei momenti più impensati e dall’altro capo del filo usciva la bella vocina della nonna, per accertarsi che il nipotino uscisse a prendere una boccata d’aria fresca almeno tre volte al dì, prima o dopo i pasti non importa.
quando aleksej quella fidanzata se la sposò, non aveva più bisogno del telefono e smise di mangiare panini. il giorno del matrimonio, però, la nonna vestita a festa sbaciucchiò tutte le guance degli sposini, per poi raccomandarsi con la bella.
«promettimi – le ordinò, senza troppi giri di parole – che ogni tanto lo porterai a spasso, pallido com’è!»
entrato nell’esercito, il primo messaggio di congratulazioni fu ovviamente della nonna, che in alfabeto morse si compiaceva della marce che il suo bell’aleksej avrebbe fatto. e così fu, con buona pace della suola delle scarpe.
quando la nonna aveva ormai chissà quanti anni, il piccolo aleksej, grande e grosso com’era, fu spedito in missione nello spazio e finalmente lassù si sentì al sicuro da qualsiasi intrusione della vecchina, che sarà stata anche tenera e affettuosa come tutte le nonne, ma a volte era appena un po’ invadente. per festeggiare la conquistata indipendenza, il vecchio aleksej pensò bene di farsi un giro: se ne uscì dall’astronave e svolazzò con leggerezza inaspettata, che se la nonna lo avesse visto avrebbe pianto come e più della volta del primo traballante passo da bimbetto.