
anzi no
questa storia è dedicata a chi cambia spesso idea. anzi no...
questo racconto è tratto dal libro gli streghi

pare che fosse il 24 di giugno del 1497, quando il navigatore amerigo vespucci approdò sulle coste del continente cui diede il nome, come oggi porta il suo nome un veliero più bello che mai
un veliero nel destino
il giovane odisseo, il simpatico ferdinando, l’allegro cristoforo e il piccolo amerigo si trovarono lungo la spiaggia e si sedettero nella sabbia e tra le conchiglie, per guardare il mare e raccontarsi del loro futuro.
«conquisterò una città, arrivando a cavallo – esclamò odisseo, cui piaceva vedersi come il condottiero di non so quale popolo – o dentro un cavallo, poco importa...»
i tre fecero sì con la testa, forse abituati alle sue fanfaronate, quindi poco inclini a farsi acchiappare ed ammaliare.
«le mie gesta saranno narrate in un libro – continuò – e il mio nome ne sarà il titolo, scritto a caratteri grandi in copertina!»
di nuovo tre sì con la testa e chissà se qualcuno lo avrebbe scritto davvero, quel libro, e se almeno uno dei tre lo avrebbe poi letto...
«io farò il giro del mondo – borbottò ferdinando che, nonostante l’età, già aveva una voce da vecchio brontolone – o almeno ci proverò.» e questa affermazione fece sussultare i presenti, che il mondo chissà da dove partiva e chissà dove arrivava... farne tutto il giro era un’idea strampalata, fantascientifica, ma affascinante più che mai.
«darò il mio nome alle nubi lassù – continuò lui – e a uno stretto, quaggiù, dalle parti della terra del fuoco.» così dicendo accese un falò sulla spiaggia e chiese ad amerigo di andare a prendere le salsicce per la grigliata.
«allora io scoprirò una nuova terra – si inserì cristoforo – navigando verso occidente con tre caravelle e una ciurma baldanzosa.»
«e lo farò ben prima del tuo giro del mondo – aggiunse, rivolgendosi a ferdinando – altrimenti va a finire che la scopri tu e io ci rimarrei male.»
«e quella terra sarà un continente intero – continuò – nord, centro e sud, dal polo lassù a quello laggiù, con una costa di qua e una costa di là.»
«e una nazione di quel continente – concluse – porterà il mio nome.»
fortuna volle che le salsicce si abbrustolirono in fretta, altrimenti cristoforo chissà per quanto ancora l’avrebbe tirata lunga, io di qua, io di là, io dappertutto. almeno odisseo si era accontentato di un libro e del suo cavallo di legno, che poi un cavallo a dondolo lo abbiamo avuto tutti, o no?!
inghiottendo l’ultimo boccone, amerigo guardò cristoforo dritto dritto nelle pupille e:
«poi magari va a finire che al tuo bel continente danno il nome mio, che comincia con la lettera a e in ordine alfabetico viene per primo...»
non ti dico la reazione di tutti: ferdinando e odisseo sogghignarono sotto i baffi, leccandoseli, mentre il boccone al povero cristoforo andò a dir poco di traverso, facendolo tossire e rantolare. la sfida, ormai, era lanciata.
«mio zio ha le scarpe con i lacci d’oro!» esclamò ferdinando.
«mia nonna è amica del sindaco di barletta!» replicò odisseo.
«io ho preso otto più in aritmetica, senza nemmeno l’aiuto di pitagora!» si vantò cristoforo.
«il mio cane sa abbaiare in dodici lingue diverse.»
«la mia casa ha tre finestre con vista sul mare!»
«la mia fidanzata è bella così!» sorrise odisseo e questo fece un po’ traballare le convinzioni dei tre amici, nessuno dei quali aveva una fidanzata tutta sua e rischiava di non riuscire a continuare in quella strana competizione.
«nel mio nuovo mondo avrò tutte le fidanzate che voglio...» provò a controbattere cristoforo, ma subito amerigo lo rimise zitto.
«sarà, ma il tuo mondo avrà comunque il nome mio...»
uno così, l’altro colà, io di qui, tu di là, la serata trascorse con una sfida dietro l’altra e, quando la luna era ormai alta nel cielo, alla fine fu difficile stabilire il vincitore, tanto che la soluzione che si andava delineando fu di un salomonico pareggio, quando...
«la nave più bella del mondo – si alzò in piedi, d’un tratto, amerigo – porterà il mio nome e anche il cognome! sarà un veliero elegante e maestoso e chiunque lo incrocerà ne porterà il ricordo nel cuore.»
nel silenzio sbalordito e sbigottito, che si creò tutto intorno, salutò gli amici prima che uno di loro provasse a replicare e se ne andò a casa, vincitore morale e ammiraglio ad honorem.