
anzi no
questa storia è dedicata a chi cambia spesso idea. anzi no...
questo racconto è tratto dal libro gli streghi

all’inizio del mese di luglio di sessantasei anni fa il mondo cambiò. fu messa in circolazione la prima fiat cinquecento e da allora nulla fu più come prima...
eravamo in cinquecento
mi son sempre chiesto se si sta più comodi in cinquecento su una uno o in uno su una cinquecento. in certi casi – credi a me – meglio soli che troppo accompagnati, che se poi ti fermano a un controllo ci si impiega mezza giornata a trascrivere le generalità di tutti, patente e libretto, in ordine alfabetico.
certo non viaggiavano in cinquecento e nemmeno sferragliando su qualche altra vettura, i mille del garibaldi a cavallo, che per altro erano mille, appunto, che è cinquecento per due, ma mille non erano. alla fine, automobile o no, quando si è in metà di mille non si può che viaggiare in cinquecento e si prende pure ottimo in matematica. e se il cavallo del generale era bianco di sicuro, la cinquecento può essere rossa rossa, nero chiaro, bianco scuro oppure giallo ocra, come quella della zia, che di cavalli ne ha tredici a vapore.
che poi, a essere pignoli, quella piccola cinquecento era in realtà una quattrocentosettantanove e i ventuno mancanti chi lo sa... ma vallo a spiegare a peppino, che mille diviso due fa quel numero lì e tanti saluti all’ottimo in matematica. con i suoi mille che, ripeto, proprio mille non erano nemmeno loro, davvero! si dice così, per arrotondare un po’...
però anche lui, per la sua spedizione da nord a sud, non avendo l’autostrada a disposizione divise i mille in due: cinquecento a bordo di una nave, cinquecento a ondeggiare sull’altra e se fosse ancora vivo oggidì, con la sua giubba rossa rossa, garibaldi avrebbe due belle cinquecento, mille in tutto, del colore che gli va. e la sua spedizione, come tutte le avventure che partono qua e arrivano là, sarebbe stato un viaggio da mille e una notte, che proprio mille non sono nemmeno loro, perché son milleuno, ma non conosco nessuno che se ne faccia un problema.
piuttosto, se lo si fa in cinquecento, quel viaggio da fiaba, si arriva solo a metà strada e non è detto che ci sia un autogrill a darti il benvenuto e offrirti un caffé. a meno che le mille notti e i mille giorni del viaggio non si intendano andata e ritorno, come i biglietti del treno e allora sì, che a cinquecento c’è l’arrivo e se ci si giunge per primi tanto meglio per noi.
ci si andava a cento all’ora, in cinquecento, per trovar la fidanzata per mille e una notte e cento per cinquecento fa girar la testa più di lei e del suo sorriso. fa cinquantamila, lo so che lo sai, ma chissà se esisterà mai un’automobile che si chiami cinquantamila... e se di fidanzate ne avevi cinque, non ci andavi certo a cinquecento all’ora, ma in cinquecento sì, una alla volta, però, altrimenti son guai... come eran guai già nel cinquecento o giù di lì, quando il cristoforo colombo, per andare a trovare la sua di fidanzata – sarà vero? chi lo sa – si inventò questa storia di andare di qua per andare di là, perché la bella se ne stava alle isole canarie e se vai in india, quando la vedi, la fidanzata?! ah, l’amore... ti fa scoprir l’america!
ma tra scoperte e innamoramenti, nel cinquecento non c’era ancora la cinquecento né di là né di qua: tutta questione di maschile e femminile, come colombo e la sua piccioncina, e chissà se lo sapeva, quel geniaccio di leonardo da vinci – del cinquecento, ma senza cinquecento pure lui – che bastava cambiare l’articolo a un numero per mettersi per strada?! e chissà se lo sapeva nostradamus, cinquecentino e cinquecentone, che anziché strillare mille e non più mille bastava far di conto, cinquecento per due? altrimenti chi glielo andava a dire a garibaldi?
ecco, quando si era in cinquecento si era così, in metà di mille o in quattrocentosettantanove là dentro si stava in quattro gatti andava bene lo stesso. batti il cinque! anzi, battine cinquecento!