
anzi no
questa storia è dedicata a chi cambia spesso idea. anzi no...
questo racconto è tratto dal libro gli streghi

questo racconto è tratto dal libro manuale avventuroso per giovani terrestri
chi non ha mai sognato di abitare su un ramo lassù...?
la casa sull'albero
la giovane julia ogni tanto prendeva la sua bicicletta, o il monopattino, o un cavallo del far west e se ne andava fino alla spiaggia, per passare un po’ di tempo con i piedi nella sabbia, a guardare le onde del mare e i gabbiani nel cielo. altre volte la giovane julia si lasciava l’oceano alle spalle e pedalava o galoppava poco oltre il confine della città, dove si lasciava avvolgere dagli alberi della foresta e sbirciare i raggi del sole attraverso i rami.
accadde un giorno che intorno alla foresta fu tirato un nastro da cantiere, di quelli lunghi all’infinito, di plastica bianca e rossa. e qua e là, sui tronchi, era stato appeso un cartello giallo con una scritta di due parole appena: no trepassing.
fu proprio di fronte a uno di questi cartelli, che la giovane julia lasciò la bicicletta, il monopattino o il cavallo e oltrepassò.
come sarebbe, la oltrepassò?!
sarebbe che scavalcò con un salto il nastro di plastica ed entrò nella foresta, come aveva sempre fatto prima che qualcuno decidesse che non si potesse più.
come sarebbe, che non si poteva più?!
appunto, come sarebbe?!
il fatto è che qualcuno aveva individuato quel posto lì, da sempre abitato da alberi e arbusti, scoiattoli e cerbiatti, e dalla giovane julia quando non andava in spiaggia... qualcuno aveva individuato proprio quel posto lì – dicevo – per costruire chissà cosa, forse un parcheggio, forse un centro commerciale, forse entrambe le cose. ben presto la foresta sarebbe diventata legna da ardere o assi per farne un tavolo o un armadio.
senza pensarci troppo su, la giovane julia si fermò ai piedi di una sequoia alta fino alle nuvole, con il suo tronco rosso, che per abbracciarlo bisognava essere in sei. sgranchì un po’ i muscoli con un paio di esercizi di riscaldamento, quindi si aggrappò al primo ramo, poi al secondo e cominciò a scalare fino ad arrivare lassù poco prima di mezzogiorno.
e quel lassù era più o meno a ottanta metri dal suolo.
l’idea era di non scendere finché chi li aveva messi, non avesse tolto i cartelli gialli e il nastro rosso e bianco, per tornarsene da dov’era venuto, lasciando la foresta dov’era sempre stata. brava julia!
mi son sempre state simpatiche le persone che lottano per qualcosa, come julia e come tante altre, di cui magari ancora non sappiamo la storia. un po’ meno simpatica fu, la nostra julia, al direttore dei lavori, che fermò ogni cosa e provò a convincere la ragazza raccontandole chissà cosa.
passò un giorno e julia era ancora lassù.
passò una settimana e julia era ancora lassù.
passò un mese e julia era ancora lassù.
passarono due mesi e gli amici di julia ogni giorno le portavano cibo e vestiti, che lei issava con una fune, ringraziando ogni volta.
passò un anno e julia era ancora lassù.
passarono due anni e julia...
... sì, passarono due anni e julia era lassù, ma questa volta fu il direttore dei lavori ad arrendersi, a togliere i cartelli e a tornarsene a casa.
passarono due anni e pochi giorni e gli amici di julia erano tutti laggiù, alcuni con un fiore, alcuni con una tazza di caffè, alcuni semplicemente con il loro sorriso, ad attendere julia che, ramo dopo ramo, lentamente scendeva dal suo albero, ormai fuori pericolo, come la foresta intera.
anche i cerbiatti e gli scoiattoli sbirciavano allegri!
la giovane julia ogni tanto torna nella sua foresta, a cavallo, in monopattino o in bicicletta, e ogni volta si sente a casa, come quando quell’albero là in mezzo era la sua casa davvero e, in fondo, sempre la sarà.