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era il 3 di novembre del 1957 e la cagnetta laika prese il volo a bordo della navicella sputnik II

vita da cani

io non c’ero. non ero ancora nato e, se per caso fossi nato, probabilmente sarei vissuto chissà dove sul globo terracqueo, a mille miglia lontano da lì e sarebbe stato come non esserci, quindi non c’ero. ma secondo voci e sussurri, un mattino del cinquantasette la piazza rossa della mosca capitale sovietica fu interdetta al traffico di mezzi e pedoni, che andassero di fretta oppure no.

i pochi ammessi indossavano un camice bianco e confabulavano sottovoce. cosa avessero da dirsi in tale segreto, pochi lo sanno, ma i segreti prima o poi qualcuno li spiffera anche se, essendo segreti, non è mai chiaro se sian veri oppure favole di fantasia.

in ballo, pare, c’era un esperimento scientifico in piena regola, di quelli che probabilmente non sarebbero serviti a nulla, ma il progresso non si poteva certo arrestare e l’aria fresca del mattino pareva frizzante proprio per quello.

e chi mai avesse provato ad arrestare il progresso, probabilmente sarebbe stato arrestato lui.

l’idea dei luminari della scienza e della tecnica era semplice, come son semplici le cose più belle: lanciare un osso a un cane.

fu scelto, per l’esperimento segretissimo, un bastardino di razza nonsoché, con qualche dose di tre o quattro specie di passaggio, cui fu posto il nome di kudrjavka, tanto difficile da ricordare che poi tutti lo chiamarono laika e nulla più.

la chiamarono, per la precisione, che era un cane femmina e la sintassi in questi casi deve essere al femminile pure lei.

l’idea, dicevo, era di lanciare un osso, cosa che fanno in tanti su tutti i prati del mondo, fino all’invenzione del freesbee, che a tutti i cuccioli piace un sacco. ma l’aspetto scientifico e tecnico consisteva nel lanciarlo con tale forza e precisione, da fargli percorrere, volando, l’intero perimetro terrestre, da mosca a pechino, da pechino a buenos aires, da buenos aires a parigi, da parigi di nuovo a mosca, senza fermarsi mai, nemmeno per un piccolo rimbalzo o per prendere un tè. e mentre l’osso volava, tutti a osservare con attenzione l’atteggiamento della cagnetta che, astuta, anziché rincorrere l’orbita, attese con pazienza il suo ritorno per afferrarlo al volo e buon appetito.

brava laika kudrajvka! oltre all’osso meriti pure quattro coccole.

io non c’ero, davvero, quindi non è che ne sappia poi molto, ma pare che l’entusiasmo per l’inutile esperimento portato a termine con successo diede l’idea agli scienziati in camice bianco per il passo successivo: lasciare l’osso a terra e lanciare il cane nello spazio.

è probabile che questa ipotesi abbia causato qualche accesa discussione ma, di nuovo, il progresso non è cosa che si interrompe così per sport, quindi alla fine l’osso fu riposto in un cantuccio e la laika fatta accomodare in una cuccia insolita, posta in cima a un razzo vettore che di canino non aveva neppure un dente. di sicuro avrebbe preferito la piazza rossa, più ampia e spaziosa senza dubbio, ma lanciare nello spazio un’intera piazza, con asfalto e passaggi pedonali, lampioni, panchine e le tubature sotto il selciato era cosa troppo complicata anche per gli scienziati più arguti.

accesi i motori la laika prese il volo e di lei, a parte il ricordo e l’osso nel cantuccio, ben poco restò.

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