questa storia è dedicata a chi cambia spesso idea. anzi no...
racconto ai piccoli il mondo dei grandi
ai grandi il mondo dei piccoli
racconto ai piccoli il mondo dei grandi
ai grandi il mondo dei piccoli
questo racconto è tratto dal libro la foresta che cresce
la memoria, a volte, ci viene tramandata anche da un albero...
l'albero di anne
più o meno due secoli fa, all’inizio dell’ottocento, al numero 188 di keizersgracht, tra i canali di amsterdam, qualcuno piantò un albero quasi al centro del proprio giardino.
si trattava di un castagno d’india – un ippocastano, per essere precisi – di quelli i cui frutti vanno bene per i cavalli e per i maiali, ma sono piuttosto indigesti per noi umani, ancorché ottimi da calciare lungo la strada. più probabilmente, allora, quel qualcuno di amsterdam di due secoli fa non piantò proprio nulla nel suo giardino, ma dimenticò una castagna tra i sassi e la terra del cortile interno; poi arrivarono la pioggia dell’autunno e la neve dell’inverno, e con il primo sole di primavera in quel punto esatto se ne spuntò una pianticella di pochi centimetri, delicata ed esile, timidamente aggrappata alle sue giovani radici.
facendo il giro dell’isolato si arriva in pochi passi alla casa in cui, più di un secolo dopo, aveva abitato una ragazzina: la simpatica anne, che ogni tanto guardava fuori dalla finestra della sua camera, affacciata proprio sul giardino interno e su quel castagno d’india, che ormai era grande e grosso, più alto anche dei tetti delle case.
in quella casa anne trascorse in segreto due lunghi anni, dall’estate del quarantadue a quella del quarantaquattro, senza mai poter uscire per correre con le amiche, andare a scuola o fare qualsiasi altra cosa all’aria aperta, compreso arrampicarsi sull’albero in cortile o appenderci un’altalena e lasciarsi dondolare. c’era la guerra, una guerra terribile, e il mondo intero pareva grigio e tetro.
lei stava dentro, lui stava fuori. chiusa in quelle quattro mura, anne era come un uccellino in gabbia, una gabbia troppo piccola anche se la casa era grande, e fortuna che c’era quella finestra lì...
lui se ne stava in giardino, incurante delle bombe e dei colpi di fucile, e ospitava sui rami e tra le foglie decine di uccellini cinguettanti e liberi come il vento.
ogni tanto anne raccontava al suo diario di quel grosso albero là fuori e di quello che succedeva intorno. annotava che a volte il cielo si rasserenava, diventando di un azzurro capace di farle dimenticare per un po’ il grigiore di quei giorni; di notte invece si riempiva di stelle alle quali lanciare un desiderio.
sbirciava il colore delle foglie e quello degli uccellini, o anche di qualche gabbiano che ogni tanto volava libero lassù. per lei l’albero era quasi un calendario: d’inverno era spoglio, in primavera verde chiaro, in estate verde scuro, rossiccio in autunno. nessun pittore sarebbe stato capace di realizzare un dipinto così bello!
poi, finalmente, la guerra cessò e i cannoni s’azzittirono, ma anne non lo seppe mai, perché se ne andò poco prima, lasciando il castagno d’india solo, nel centro del giardino.
le parole che in quei due anni aveva scritto sulle pagine del diario vennero tuttavia lette da tante, tantissime persone e la sua storia raccontata al mondo intero, perché il mondo siamo noi – lo era anche lei – e se lo trattiamo male facciamo del male a noi stessi.
bastarono allora quelle poche righe ogni tanto che raccontavano dell’albero per renderlo celebre e famoso, e tutti quelli che ogni giorno passavano in silenzio a visitare l’alloggio segreto di anne, lanciavano un sospiro anche a lui, che pareva accorgersene e starsene ancor più ritto e fiero del solito.
ma poi l’albero si ammalò – capita anche agli alberi, non solo a noi umani – e l’umore di tutti tornò a farsi triste.
fu all’inizio dell’autunno di qualche anno fa che qualcuno ad amsterdam, forse parente del qualcuno di due secoli fa, chiese il permesso di raccogliere i ricci che man mano cadevano dall’albero.
potevano essere i suoi ultimi frutti, chi lo sa?! pulì le castagne una per una, le fece germogliare e cominciò a consegnarle a tutte le scuole della città intitolate alla piccola anne, perché le piantassero nei loro cortili. e così, in primavera, spuntarono qua e là tante delicate ed esili pianticelle di castagno d’india, timidamente aggrappate alle loro giovani radici.
lo stesso fece con le scuole intitolate ad anne nelle altre città dell’olanda, poi negli altri paesi d’europa e persino al di là dell’oceano. e gli scolaretti, che ogni tanto sbirciano distratti dalle finestre della loro aula, oggi possono ammirare il loro personale albero di anne, che cresce lentamente e crescerà fino a diventare grande e grosso, alto oltre i tetti delle case.
chi alla sera scrive sulle pagine del proprio diario, non mancherà certo di dedicargli qualche riga.