
questa storia è dedicata a chi cambia spesso idea. anzi no...
racconto ai piccoli il mondo dei grandi
ai grandi il mondo dei piccoli
racconto ai piccoli il mondo dei grandi
ai grandi il mondo dei piccoli

nei giorni scorsi è uscito il libro ottavia un due tre. questo è il capitolo iniziale
non c'era più nemmeno quello...
a ottavia piace svegliarsi tardi al mattino: quando può se ne sta con la testa sotto il cuscino a far finta che il sole non sia mai sorto. con tutti i capelli che ha, il volto sparisce tra i riccioli e le piume, e sembra un tutt’uno un po’ arruffato, ma questo lei non può saperlo, perché è ancora immersa in qualche sogno o ovattata nel dormiveglia.
invece per lei non è davvero un problema rimanere alzata più a lungo di sera (compiti permettendo) a leggersi qualche pagina di un libro, a giocare o a disegnare strane forme, per lo più su grandi fogli a quadretti, creando universi incomprensibili, fatti di righe lunghe e corte, diritte o curve, di triangoli, cerchi e rettangoli.
nonno piermarsilio, al contrario, subito dopo cena, comincia a sbadigliare nonostante l’immancabile caffè, e si appisola in un istante in poltrona, con la testa anche lui sul cuscino, che però i pochi capelli rimasti non riescono certo a nascondere. dorme, russa, sogna la scena di un vecchio film o canticchia nel sonno qualche melodia di quando era giovane.
alle prime luci dell’alba, invece, è più che arzillo, ma questo ottavia non lo ha mai visto… lei a quell’ora dorme!
succede spesso cosi, tra il nonno e ottavia, che in tutto ciò che fanno sono uno l’opposto dell’altra, al punto che la mamma dice sempre che sono pari e dispari. ma probabilmente è proprio per questo che vanno tanto d’accordo, anche se non si è ancora capito quale dei due sia pari e quale dispari!
accadde cosi anche un tal mattino, quando ottavia barcollò fuori dal letto, manco a dirlo con lo sguardo assonnato, i capelli ancora più ingarbugliati del solito, il piede destro nella ciabatta sinistra e quello sinistro nella destra. aveva la vista appannata e vagava alla ricerca di qualche gironzolante lancetta che sapesse dirle che ore fossero… magari c’era ancora un minuto per dormire.
niente da fare. non solo i minuti finali, ma gli orologi stessi parevano essersi estinti come i dinosauri del mesozoico o i gettoni del telefono, e chissà se lo sapevano, i dinosauri del mesozoico, cosa sono i gettoni del telefono…
per quanto ne sapeva lei, non era proprio nessuna ora.
poteva essere mezzogiorno o mezzanotte e non ci sarebbe stato nulla di strano; le tre del pomeriggio o le quattro del mattino erano la stessa cosa. giusto verso sera, tra le sette e le otto, un vago profumo di pizza nell’aria rendeva spesso le cose assai più interessanti, ma, annusando qua e là, non c’era pizza all’orizzonte, né margherita, né capricciosa, e l’ora di cena evidentemente doveva essere lontana.
non restava che rivolgersi al nonno, che se ne stava vispo e allegro a leggere il giornale, il che le fece immaginare che dalla mezzanotte si fosse in realtà piuttosto lontani e pure che per il mezzogiorno ci fosse un po’ da attendere.
«non so cosa dirti» borbottò lui con tono divertito.
«pare che questa mattina ore e minuti siano in vacanza… che sia già ferragosto?!?»
ottavia non ci stava capendo molto e, quando non si capisce, non ci si diverte, infatti il suo umore s’incupì. aveva la netta impressione di essersi svegliata per nulla, che non è mai – mai – una bella cosa. la sua espressione imbronciata fu sufficiente per convincere nonno piermarsilio a farsi serio e proseguire.
«non sto scherzando – continuò a borbottare – sono sveglio da un pezzo, ma ancora non ho capito che ore siano, perché dal mio orologio sono scomparsi i numeri. guarda, sono rimaste solo due lancette che non sanno da che parte indicare e girano a vanvera… e non mi è nemmeno chiaro che giorno sia – aggiunse poi – perché anche il calendario se ne sta lì zitto e privo di date. nemmeno un timido lunedì mattina. niente giorni, niente mesi e niente anno!»
ottavia si grattò la testa con fare perplesso, anche per verificare che la sua fidata zucca fosse sempre al suo posto, tra un orecchio e l’altro, appoggiata sulle spalle e aggrovigliata tra i capelli. se non si sapeva che giorno fosse, poteva benissimo essere domenica, e questo pensiero le fece subito tornare un po’ di buonumore. ottavia si dimenticò ovviamente di pensare che c’erano le stesse probabilità che fosse mercoledì o qualsiasi altro giorno della settimana.
rinfrancata, sbirciò attorno e si accorse subito che questa volta davvero il nonno non la stava prendendo in giro. a ben guardare, infatti, laddove fino alla sera prima c’era un numero, adesso c’era uno spazio vuoto.
vuotissimo!
ovunque.
se ci penso, quasi mi manca l’aria.
credo si chiami horror vacui, in latino, e solo la parola horror mi lascia assalire dai brividi…
la casa era piena zeppa di spazi vuoti, come buchi nell’emmental. e se il formaggio è gustoso, i buchi – credimi – non hanno alcun sapore.
«nonno, nonno! – strillò d’un tratto ottavia, quasi spaventata – sono spariti anche i numeri di pagina di questo libro! come si fa adesso a sapere dove si e arrivati con la lettura?!?»
non so tu, ma io non avevo mai notato quanto il nostro mondo fosse colmo di numeri… fino a quando non è diventato pieno di buchi. e nei buchi si inciampa e si cade, non solo camminando.
nonno e nipotina si guardarono negli occhi per cercare l’uno nell’altra uno sguardo rassicurante; ognuno dei due voleva dimostrare coraggio, ma sperava sotto sotto di trovare un appiglio nella sicurezza dell’altro. questa volta, altro che pari e dispari: qui non c’erano più né questi né quelli!
niente più centimetri né chilogrammi, tanto che ottavia si senti subito un po’ più alta e leggera del solito, e nonno piermarsilio sembrava più magro e giovane. a lei pareva di svolazzare come un’astronauta, con l’apostrofo svolazzante pure lui. a nonno piermarsilio non cominciò a crescere qualche capello in più ma, non potendo contare quei pochi rimasti sulla testa, nessuno poteva dire che erano pochi. niente numeri sul tram là fuori e niente orario a scuola. niente numero di scarpe né taglia dei pantaloni, niente canali nel televisore. niente soldi e, di conseguenza, niente prezzi. tutto gratis! ole!!! però anche niente stipendio e niente paghetta.
pensa a un numero grande o piccolo… ecco, non c’era più nemmeno quello.