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questo racconto è tratto dal libro così per sport

ci ha lasciato nei giorni scorsi il mitico boris spassky, che con bobby fischer fu protagonista nel 1972 di quella che passò alla storia come la partita del secolo.

la partita nel parco

boris e bobby erano soliti trascorrere del tempo in compagnia, seduti nell’ombra, sulla panchina del parco, a spostare un cavallo di qua o una torre di là, oppure a prendere la regina per le trecce e farle fare una corsa in linea retta sulla scacchiera nera e bianca, a guardarla di qua; bianca e nera a guardarla di là.

ormai erano noti a tutti, bobby e boris, nel quartiere e anche qualche strada più in là: i passanti, i curiosi, gli appassionati e i perditempo, che intorno a loro trascorrevano lunghe ore a sbirciare, li avevano amichevolmente ribattezzati bibì, come solo nella storia era capitato alla fascinosa brigitte bardot e all’infingarda banda bassotti.

nel tardo pomeriggio i negozi chiudevano qualche minuto in anticipo; le casalinghe preparavano la cena per le sei e un quarto e alle sette meno venti sparecchiavano; alla tivù il telegiornale veniva letto in fretta e furia passando dalla cronaca allo sport senza nemmeno prendere fiato. i fidanzati si sbaciucchiavano con il sole ancora alto, i nottambuli si svegliavano un’ora prima, mentre gli insonni non ne avevano alcun bisogno. le strade della città si vuotavano in fretta, i televisori venivano lasciati spenti, i cinema non cominciavano nemmeno le proiezioni e i cani venivano portati a passeggio per sette minuti e mezzo, non un secondo di più.

tutto per essere pronti, sul far di ogni sera, ad assistere in assoluto silenzio all’ennesima, entusiasmante sfida tra B e B.

con il tempo si formarono anche due distinte fazioni di tifo, con tanto di gagliardetti, sciarpe e bandiere: chi teneva per B stava da questa parte; chi per B dall’altra, con il solo irrilevante problema che nessuno mai era riuscito a capire per quale dei due B fosse la sua schiera.

boris e bobby calamitavano lo sguardo di tutti all’interno del perimetro regolare della scacchiera e la serata correva sul filo dell’emozione. ma anche la loro, di attenzione, era ovviamente calamitata da quel quadrato a quadretti, dai trentadue pezzi e dalla caccia al re avversario, al punto che – parrà strano – nessuno dei due si era mai accorto della folla che ogni sera si radunava in silenzio intorno alla loro panchina.

il primo a farci caso fu bobby, che ne rimase talmente sorpreso da incespicare in una mossa del cavallo a dir poco sbagliata, tanto che tutti, intorno a loro, fecero un ahhh di sorpresa e di rammarico, svelando così la propria presenza anche a boris che, per solidarietà, si lasciò mangiare l’alfiere da pollo e la partita finì in una mezza schifezza.

la sera seguente, bibì si ritrovarono alla panchina come se nulla fosse, senza badare alla folla che si era già si era radunata, ma anziché una scacchiera tirarono fuori una matita e un foglio di carta a quadretti, sul quale cominciarono a scrivere numeri e formule matematiche apparentemente incomprensibili: C1 in G5 oppure B8 in C6, se non addirittura F8 in B4, qualsiasi cosa questi strani messaggi in codice volessero dire.

lo smarrimento del pubblico presente fu totale, anche perché i più lontani nemmeno riuscivano a leggere. non uno, però, che si accorgesse che i due stavano in realtà giocando la loro solita partita a scacchi, solamente senza scacchiera, ma con le caselle e i quadretti neri e bianchi tenuti a memoria e le mosse scritte con lettere e numeri.

il pubblico se ne tornò a casa deluso e in meno di mezz’ora boris e bobby erano finalmente di nuovo da soli, sulla panchina del parco, senza che nessuno potesse più disturbare la loro sfida.

dal giorno seguente i negozi abbassarono le serrande all’ora giusta e qualcuno pure un po’ più tardi; le casalinghe tornarono a servire la cena alle otto, dall’antipasto al dolce e il telegiornale durò di nuovo mezz’ora. i fidanzati ripresero ad incontrarsi dopo il tramonto per sbaciucchiarsi lontano da occhi indiscreti, i nottambuli si rimisero a dormire camminando e gli insonni a camminare senza dormire, ma tutti ben lontani dal parco. il traffico in città si mantenne regolare, i televisori rimasero accesi e i cinema segnarono anche un aumento di spettatori, a parte quelli che portavano il cane a passeggio.

di bibì non si seppe più nulla, né delle loro coinvolgenti sfide a scacchi e la panchina non si sa nemmeno se sia ancora nel parco, ma quando qualcuno nel quartiere sente delle strane formule, come C8, E4 oppure F2, gli scivola sempre una lacrima di nostalgia, anche se probabilmente si tratta solo di battaglia navale.

© andrea valente
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