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questo racconto è tratto dal libro prima dell'anno zero

anche la nonna della nonna della nonna della nonna... era una donna...

la donna di neandertal

la giornata stava volgendo al termine e il sole se ne scappava, allora come ora, oltre l’orizzonte a occidente. il signor franz neandertal aveva fatto buona caccia e la cena era garantita; la signora franzelin neandertal aveva preparato una salsa di ortica e mirtilli, che con i bratwurst di mammuth ci stava che era una meraviglia. ogni cosa era pronta e il giovane fritz neandertal non si fece pregare: si sciacquò le mani nel ruscello e si accomodò accanto al fuoco, sgranocchiando un cosciotto di scoiattolo per antipasto.

babbo, mamma e ragazzetto si sarebbero raccontati questo e quello, pianificando una gita lungo il reno per l’indomani o chiacchierando del più o del meno, come capita alle famiglie di oggidì, probabilmente meno troglodite di quella, ma che un bratwurst di mammuth non l’hanno mai assaggiato.

«vorrei una bicicletta.» borbottò il giovane fritz, che già si immaginava a sgommare davanti alle ragazze, che si sarebbero immediatamente innamorate di lui e del suo sellino e, una dopo l’altra, sarebbero cadute ai suoi piedi. o pedali.

inutile dire che i signori neandertal ignoravano cosa mai fosse una bicicletta e lo ignorava pure fritz, cosa che gli impedì di essere più chiaro nella descrizione, quindi andò a finire che si dovette accontentare di una clava ricavata da un grosso ramo di frassino. e le ragazze non si innamorano dei rami di frassino...

«oppure una chitarra.» borbottò di nuovo. e tutti sanno quanto qualsiasi ragazza, di qualsiasi era geologica, sia sempre stata molto sensibile alle note arpeggiate e agli accordi. ma anche la chitarra era un aggeggio sconosciuto a quei tempi e fritz probabilmente non avrebbe saputo da che parte tenerla, così dovette accontentarsi della pelliccia di un procione, calda ed elegante, ma assai meno intonata e musicale di una chitarra.

«allora vorrei un pallone!» esclamò, tenace. ma lo sguardo interrogativo dei genitori lasciò chiaramente intendere che un pallone non si sapeva cosa fosse e le regole del basket, del calcio e del rugby ancora non le aveva scritte nessuno. ma questa volta fritz non si accontentò di qualche altra cosa. si alzò, diede un calcio a un sasso facendolo finire nello stagno, poi si rintanò nel suo cantuccio con un male all’alluce che non ti dico, lo costringendolo a inghiottire un urlo – questo sì – trogloditico.

rimasti soli intorno al fuoco, franz e franzelin neandertal continuarono a sgranocchiare e alle biciclette, alle chitarre e ai palloni non ci si pensò più. anche perché il signor franz non aveva certo bisogno di conquistare le ragazze del circondario: la signora franzelin era già tutto il suo mondo e come desiderio gli appariva più esaudito che mai.

non fosse che anche lei, deglutito un boccone, borbottò sotto voce.

«sono un po’ stufa di fare la casalinga...»

franz la guardò con amore, anche se non è chiaro se avesse afferrato appieno il concetto o se fosse invece innamorato a prescindere. le si avvicinò, le porse una margherita e fece naso-naso.

«vuoi una bicicletta anche tu?» le chiese.

«bici...che?»

«desideri forse una chitarra?» indagò.

«una chita...cosa?»

«sono semplicemente stufa di fare la casalinga.» borbottò, con tale decisione, che franz non ci provò nemmeno a proporle di giocare a pallone, qualsiasi cosa fosse questo oggetto chiamato pallone.

«mi piacerebbe fare la maestra! – esclamò, con sguardo sognante – ma non abbiamo nemmeno l’alfabeto... come faccio a insegnare a scrivere ai bambini? non abbiamo i numeri... come faccio a insegnare le somme e le sottrazioni?»

il signor franz non ci stava capendo nulla e forse di una maestra ne avrebbe avuto un grande bisogno, ma intuiva che la sua amata diceva sul serio, quindi faceva sì con la testa, per non contraddirla.

«più di ogni cosa – continuava lei – mi piacerebbe insegnare la storia: gli egizi e i fenici, i filosofi e i guerrieri, gli esploratori e i condottieri, popoli, scoperte, personaggi, intrighi...»

«ma la storia – concluse, con tono tutt’altro che allegro e non più sognante – la storia con la esse maiuscola, non è ancora cominciata e non c’è nulla da raccontare.»

«puoi sempre insegnare la preistoria!» suggerì il signor franz, trovando chissà dove le parole giuste e mettendole persino in un ordine corretto.

«potrei... – bofonchiò – ah, se potrei! almeno parlerei finalmente della donna di neandertal, anziché dell’uomo di neandertal, altroché!»

«sì, hai capito bene – insistette – la donna di neandertal, perché chi li ha fatti i bambini di neandertal, come il nostro amato fritz? chi le cucina le salsicce e i bratwurst di mammuth di neandertal? chi fa, a neandertal, tutto quello che non fa l’uomo di neandertal?»

«che saresti poi tu.» concluse, per non lasciare dubbio alcuno.

con l’umore in subbuglio, franzelin neandertal diede uno svogliato bacio della buonanotte al marito e si rintanò accanto a fritz, sotto una pelliccia di muflone.

«come va l’alluce?» gli sussurrò.

«grriewsfxkk!!!»

e buonanotte davvero.

© andrea valente
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