
questa storia è dedicata a chi cambia spesso idea. anzi no...
racconto ai piccoli il mondo dei grandi
ai grandi il mondo dei piccoli
racconto ai piccoli il mondo dei grandi
ai grandi il mondo dei piccoli

la california non era ancora parte degli stati uniti, nel 1850, quando il 4 di aprile un piccolo villaggio divenne città, fondata lungo la spiaggia, tanto bella e angelica, da essere chiamata los angeles
la città degli angeli
due angeli, tre arcangeli, un serafino e un cherubino si trovarono un giorno su di una spiaggia della california, a pochi spruzzi dall’acqua del pacifico, con le palme a ripararli dal sole e lo spettacolo di un giovanotto che cavalcava le onde aggrappato alla sua tavola da surf. la griglia stava abbrustolendo un branzino, due tranci di tonno, quattro gamberoni e calamari per tutti; qualcuno si stava prendendo cura della limonata, con due o tre foglie di mentuccia per chi volesse; in sottofondo un jukebox riempiva l’aria con le canzoni dei beach boys.
«questo posto è un paradiso!» esclamò il cherubino, ed era davvero difficile trovare un pur piccolo argomento che lo potesse contraddire.
gli arcangeli lo guardarono seri. l’espressione severa verso l’eccesso di divertimento era prevista dal capitolo sei del manuale di comportamento arcangelico, ma è pur vero che quando ci si diverte il troppo è un concetto a dir poco vago, che raramente viene preso in considerazione. e anche gli arcangeli, in cuor loro, avevano il desiderio di posare la tunica alata sulla spiaggia e farsi un tuffo per rinfrescare la giornata.
«potremmo stabilirci qui per il resto dell’eternità...» propose un angelo.
«il capo ci aspetta in paradiso – lo rimbrottò il solito arcangelo – quello vero.»
«il capo potrebbe raggiungerci qui!» intervenne il serafino.
«gli cedo volentieri il mio gamberone!» aggiunse l’altro angelo.
una proposta dopo l’altra l’idea di rimanere da quelle parti si faceva via via sempre più seria e il profumo del branzino non faceva che renderla più accattivante che mai. già, ma il capo? come convincerlo a lasciarli lì? e come convincerlo a raggiungerli, per divertirsi, eventualmente, con loro?
«potremmo incidere le sue impronte e l’autografo nel cemento, accanto agli attori famosi, come la bella marilyn monroe e il gringo john wayne!» bofonchiò uno dei tre arcangeli che, pur sempre con espressione seriosa, si stava ormai convincendo che quel luogo era un paradiso davvero.
«di più! – esclamò il cherubino – lo faremo protagonista di un film di hollywood o di una serie tivù!»
«gli faremo vincere l’oscar, come miglior capo protagonista!» aggiunse il primo angelo.
«lo faremo alloggiare in un villone sul sunset boulevard, con piscina e maggiordomo!»
«lo porteremo a disneyland da topolino e biancaneve!»
«e se giocassimo tutti a baseball? – propose il secondo arcangelo – chiameremo la squadra gli angels e vinceremo il campionato!»
ognuno aveva un’idea brillante e ormai si sapeva come sarebbe andata a finire. se non che in cielo un grosso nuvolone si formò proprio a metà strada tra il sole e la palma. un nuvolone nero, come ne passano pochi da quelle parti. un nuvolone nero e carico di pioggia che, quando cominciò a tuonare, fulminò tutti sul più bello.
«è la voce del capo.» borbottarono in coro i tre arcangeli, tornati più seri che mai.
il fuoco della griglia si spense dopo pochi goccioloni grossi così, le luci dei cinema si confusero nella nebbia, la partita di baseball venne sospesa per maltempo e la giornata paradisiaca finì lì.
quando, l’indomani, il sole sorse in un cielo di nuovo azzurro, solo il giovanotto era ancora lì a cavalcare le onde sul surf. degli angeli, gli arcangeli, il serafino e il cherubino non si seppe più nulla, ma da allora ogni cosa è pronta per accoglierli di nuovo nella città degli angeli, eventualmente anche accompagnati dal capo.