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a natale con i tuoi...

a pasqua dove vuoi

il giorno di natale il giovane jakob sarebbe voluto andare al mare, per correre spensierato sulla spiaggia e tuffarsi tra le onde, spruzzando qua e là. c’erano o non c’erano le vacanze?! invece no. o meglio: sì, le vacanze c’erano già allora, ma la corsa sulla spiaggia no.

oddio, il mare volendo non era così distante, ma un po’ troppo freddo anche per i suoi desideri di nuotatore, lassù in olanda dove l’estate arriva più tardi del solito, se arriva, e se ne va prima di essersi divertiti troppo.

comunque era natale e il mare non era previsto in nessun caso. si è mai visto babbo natale con le sue renne a fare sci acquatico? si era mai visto un albero di natale con le conchiglie appese ai rami, al posto delle palle? no, niente mare a natale, neppure per chi è al mare, che se ne sta fuori dalla finestra, con le sue tempeste e le mareggiate sugli scogli.

«a natale con i tuoi!» esclamava la nonna, ogni volta che alla porta qualche parente vicino e lontano suonava il campanello. e la casa cominciava a riempirsi e ad animarsi, tanto che jakob si affrettava sempre a mettere al sicuro le sue cose sotto al letto, per evitare che quei quasi sconosciuti gli chiedessero questo e quello, toccando ogni cosa con i loro estranei polpastrelli.

arrivava la zia di rotterdam, con lo zio e i loro tre figli, due alti e uno basso, due biondi e uno moro, due così e uno cosà. benvenuti e buon natale!

arrivava la prozia da utrecht, con la sua dama di compagnia quasi più anziana di lei, che per non sbagliarsi jakob chiedeva sempre prima quale delle due fosse la nonnina cara. benvenute e buon natale!

arrivavano i cugini da eindhoven, che non si è mai capito quanti fossero, tanto erano chiassosi e disordinati: sette, otto, o forse duemila. comunque benvenuti e buon natale anche a voi.

arrivava lo zio da leida, professore di nonsoché, con gli occhiali sulla punta del naso e il cappello in bilico sulla testa. a tutti dispensava un sorriso e mezzo inchino, quindi si accomodava accanto al camino. benvenuto e buon natale.

erano tutto un andirivieni, i giorni che precedevano il natale a casa di jakob. anzi, un andi e basta, senza rivieni, che con quel ben di dio che c’era da mangiare a colazione, pranzo e cena, nessuno si sognava di buttar lì l’idea di tornarsene a casa, lasciando un po’ di spazio vitale ai poveri padroni di casa.

«a natale con i tuoi!» ripeteva la nonna, dando per scontato che quell’intera folla fosse sua, quindi dei suoi figli e dei suoi nipoti, tra i quali il povero jakob, che non poteva che mettersi lì ad aspettare l’apertura dei regali, finalmente.

durava quasi fino a capodanno, il natale a casa di jakob, sempre con il mare là fuori e con tutti i parenti lì dentro, che se fosse stato il contrario sai che bello?!

finché finalmente non si cominciava con i saluti, si ringraziava di tutto, ci si abbracciava, ci si prometteva questo e quello e la zia se ne tornava a rotterdam, la prozia a utrecht, i cugini ad eindhoven e lo zio a leida. e jakob poteva tirar fuori ogni cosa da sotto il letto, che ogni pericolo era passato.

«troviamoci anche a pasqua!» propose non so quale parente, pochi secondi prima di salire sul treno, causando un gelido brivido di terrore, che percorse la schiena di jakob.

«sì, sì...» fece lui, accertandosi che il treno partisse davvero. poi tornò a casa, raccattò quattro cose, acchiappò la nonna, se ne andò al porto e saltò sulla prima nave in partenza per chissà dove, incurante delle onde alte venti metri, delle balene, dei pirati e di tutto il resto.

durò qualche mese, il viaggio di jakob, attraverso l’oceano atlantico fino alle coste del brasile, quindi giù per il continente americano fino alla terra del fuoco, dentro lo stretto di magellano e di nuovo nel mare aperto e infinito, nell’oceano pacifico. e più i calcoli allungavano la distanza tra la nave e i parenti rimasti in olanda, più jakob si congratulava per la scelta e la nonna si rasserenava.

il mattino della domenica di pasqua, all’orizzonte si notò inconfondibile la sagoma di un’isola e tutto intorno nulla, a parte il mare e il cielo.

«nonna, nonnina! – strillò jakob, accompagnando la vecchina sul ponte – siamo arrivati! preparati, che si scende!»

non pareva così convinta, la nonna, ormai abituata all’ondulare della nave. su un’isola così piccola e dispersa probabilmente non avrebbero trovato nessuno. chi avrebbe cucinato per loro? chi avrebbe lavato i piatti? con chi avrebbero chiacchierato o giocato a tresette? chi questo e chi quello?

«nessuno! – esclamò jakob, al culmine della soddisfazione – a natale con i tuoi, cara nonna, ma a pasqua con chi vuoi.»

«e anche dove vuoi, immagino.» aggiunse la poveretta, e si preparò a metter piede sull’isola di pasqua, dove sarebbe rimasta, chissà, forse fino a natale.

© andrea valente
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