
questa storia è dedicata a chi cambia spesso idea. anzi no...
racconto ai piccoli il mondo dei grandi
ai grandi il mondo dei piccoli
racconto ai piccoli il mondo dei grandi
ai grandi il mondo dei piccoli

sarà stato il troppo caldo, il troppo freddo o un bicchiere di vino di troppo, ma all’inizio di maggio del 1933 qualcuno avvistò un’insolita presenza proprio nel centro del lago di loch ness e la leggenda cominciò
ti ho preso, ti ho preso!
la signora ness decise finalmente di prendersi una giornata libera. una giornata intera, dalle prime luci del mattino fino alle ombre che si allungano nella sera. una giornata da trascorrere in completa libertà, mangiando quando si ha fame, dormendo quando si ha sonno, occupando le ore a far quello che più le piaceva.
salì in soffitta e ne uscì dopo pochi minuti piuttosto impolverata, ma con un sorriso grande così, la sua vecchia canna da pesca tra i polpastrelli e gli stivali ai piedi.
scese nel garage e ne uscì presto anche da lì, sferragliando sulla sua vecchia bicicletta, con la canna da pesca a tracolla e gli stivali sempre ai piedi.
niente figli cui badare, niente parenti in giro per casa, niente incombenze dell’ultimo momento, niente impegni da rispettare, niente mestieri da sbrigare, niente doveri di alcun genere. niente di niente, solo qualche chilometro di pedalata fino al lago, poi i piedi negli stivali e gli stivali nell’acqua. una pacchia, un paradiso! e guai a chi avesse provato a dire alcunché.
dovrebbero prendersela più spesso, le signore di tutto il mondo, una bella giornata di libertà, per andare al cinema, leggersi un libro, rotolarsi tra le lenzuola, farsi un giro in tram o anche solo andare a pescare, come la signora ness, che già prima di mezzogiorno dimostrava dieci anni di meno.
e poco importa se all’amo ancora nessun pesce piccolo o grande aveva abboccato, ingolosito dal vermetto infilzato con cura. quel che contava era tutto il resto e per la cena sarebbe potuta passare al supermercato ad acquistare due trote surgelate, ma l’indomani, perché quel giorno lì il supermercato per lei non esisteva e i fornelli nemmeno.
ogni tanto uno sparviero le svolazzava intorno, incuriosito da quell’insolita presenza; un leprotto sbucava dal sottobosco e correva verso il primo cespuglio dove nascondersi; una zanzara provava a pungerla sul naso, ma nemmeno quel fastidio avrebbe incrinato la sua giornata di felice libertà. pure il cielo non aveva che un paio di nuvole di passaggio e la luna all’orizzonte pareva cercare compagnia.
alle quattro del pomeriggio, sempre senza alcun pesce in saccoccia, la signora ness cominciò a calcolare a mente il calendario dei mesi seguenti, per individuare il giorno adatto per ripetere una simile avventura, quando all’improvviso la canna da pesca cominciò a vibrare nelle sue mani.
sarà stato un refolo di vento – dirai tu – e lo pensò pure la signora ness, per almeno un secondo e mezzo, quando il filo si tese per bene e la canna sobbalzò più che mai.
«ti ho preso, ti ho preso!» esclamò lei, posizionandosi in modo da mantenere l’equilibrio e cominciando a tirare verso riva il trofeo più che meritato.
l’acqua pacifica del lago cominciò a incresparsi e delle onde si formarono una dopo l’altra: onde piccole piccole, poi solo piccole, quindi non più così piccole, grandicelle, grandi, enormi, gigantesche...! onde, su onde, su onde, perfettamente concentriche come scritto sui libri di scienze, con il centro corrispondente nientemeno che al punto in cui il suo filo da pesca si tuffava negli abissi.
«ti ho preso, ti ho preso!» continuò a esclamare, finché da tutte quelle onde tempestose spuntò un essere mai visto prima, in tutto diverso da qualsiasi trota mai pescata. un mostro in piena regola, che se fossi stato nella signora ness me la sarei data a gambe levate, abbandonando canna e tutto al proprio destino. invece:
«cielo, – brontolò lei – mio marito!»
raccolse le sue quattro cose, saltò in sella alla sua bicicletta e se ne tornò sferragliando a casa, decisa e risoluta di fare i conti con il poveretto, reo di aver interrotto la sua giornata di libertà.