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anzi no
questa storia è dedicata a chi cambia spesso idea. anzi no...
questo racconto è tratto dal libro gli streghi
nico & nico
un anno che dura una vita
san paolo | 144 pagine | euro 15,00
prima edizione settembre 2020
isbn 9788892221703
per ragazzi di 14/17 anni
nico e nico, nicoletta e nicola, frequentano da un po’ la stessa classe senza mai considerarsi. non quest’anno, però, che lei trascorre all’estero, lasciando il banco vuoto. inaspettatamente un giorno arriva una lettera, di quelle vere, con la busta di carta, l’indirizzo e il timbro postale, come si faceva una volta.
è di nico, è per nico, e di lettera in lettera l’anno scorre, ricco di situazioni ora divertenti ora amare, di quotidianità sorprendente, di scoperta di sé sul filo
dell’ironia.
cara nico, caro nico
< ...sei partita e non ci siamo nemmeno salutati. non un abbraccio o un cenno con la mano; non un’occhiata veloce o una serata con gli altri per dirsi arrivederci. del resto non è che ci siamo considerati tanto di più, in questi anni trascorsi nella stessa classe, e mi sorge il dubbio che tu mai ti sia accorta che due banchi dietro il tuo ero lì tutti i giorni anch’io, a lasciar passare il tempo delle lezioni tra formule di matematica e date di storia, con l’intervallo che non arrivava mai e l’interrogazione che invece arriva sempre, ma nel momento meno opportuno.
ammettilo, non è che a voi lì davanti importi molto di quel che accade qua dietro. a volte pare quasi che nemmeno lo sappiate che esiste un qua dietro, qua dietro, a parte quando vi girate per lamentarvi di qualcosa, che qualcosa di cui lamentarsi la si trova sempre. e quando anche tu ti giravi lo vedevo, che comunque non mi vedevi; mi accorgevo che non ti accorgevi di me e, tutto sommato, è sempre andata bene così... >
< una lettera? ma questa è una lettera vera, con la busta di carta, con l’indirizzo e il timbro postale; scritta a mano su un foglio di carta anche lui, con le righe che cominciano quasi parallele e poi cadono un po’; con una grafia quasi in corsivo...
non credevo esistessero davvero le lettere, a parte nei film di una volta, ma se è per questo un volta esistevano anche le penne stilografiche e le macchine per scrivere come quella del nonno, che ci tiene un sacco e la spolvera ogni giorno, ma non si capisce come fosse possibile scrivere libri interi con quel marchingegno pesante e lento, titic e titac.
una lettera.
una lettera per me, con l’inequivocabile attacco di cara nico... >
"... un romanzo per adolescenti piacevolmente sorprendente, nel quale il ricorso parziale all'escamotage epistolare, contrappuntato dalla prevalente voce in presa diretta della destinataria di quelle missive, offre l'occasione per raccontare del crescere, anche in relazione agli sguardi, alle attenzioni e alle parole degli altri, pure nelle distanze fisiche dell'assenza e nei tempi dilatati dell'attesa..."
anselmo roveda, andersen
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