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era grande poco più di una lavatrice, la navicella vostok, a bordo della quale il compagno gagarin venne lanciato in orbita nelle prime ore del mattino del 12 aprile di sessantaquattro anni fa

in viaggio con l'ammorbidente

il piccolo yuri era piccolo davvero, al punto che quando si giocava a nascondino lui si infilava zitto zitto, quatto quatto, tra la biancheria nella lavatrice e sbirciava fuori dall’oblò che gli pareva di essere sul nautilus.

bada bene di non provarci anche tu, che di lavatrici come quelle non ne fanno più da un bel pezzo, ma yuri era un marmocchio fortunato e nella lavanderia di casa ce n’era un modello troppo intrigante per non farci un giro ogni tanto.

peccato che nel tempo la moda del nascondino passò, lasciando spazio a mosca cieca, alle belle statuine e a dire-fare-baciare che, come quelle lavatrici, sono divertimenti che nessuna ditta fabbrica più. ma il nascondino, perbacco, il nascondino voleva dire lavatrice, che a sua volta voleva dire due cose: una vittoria assicurata, visto che negli anni nessuno lo aveva mai scoperto, ma soprattutto un viaggio con la fantasia al profumo di ammorbidente.

me lo immagino, il piccolo yuri con un calzino sul naso e gli occhi vispi a guardare il mondo dall’oblò. credo ben che non vedesse l’ora di giocare a nascondino!

così un giorno, preso dalla nostalgia, disse ciao alla mamma, come tutte le volte che prendeva e si faceva un giro tra i campi. per questo la mamma rispose con un altro ciao e nulla più, a parte forse qualche altra frasetta da mamma, come torna presto o attento a non pestare una salamandra. ma anziché in campagna, yuri svoltò di scatto dentro la lavanderia e, accertatosi che non vi fossero sguardi indiscreti, con un agile scatto si infilò nella sua amata lavatrice. preso posto, anziché far partire il lavaggio, lasciò libera la fantasia di centrifugare per bene i suoi pensieri e il suo pomeriggio.

che invidia!

yuri crebbe e ben presto non fu più sufficientemente piccolo per entrare nella lavatrice, che prese il suo bel posto d’onore tra i ricordi d’infanzia.

non ti dico la sua espressione quando, ormai adulto, agghindato per benino nella bella uniforme di pilota d’aereo, gli fu proposto di farsi un giro in un trabiccolo dove si entrava appena, con un unico piccolo oblò per sbirciare di fuori. pensò pure che si trattasse di uno scherzo di quel burlone d’un generale, ma quando si rese conto che la proposta era vera davvero, accettò senza indugio e corse a prendere la biancheria da lavare.

venne sparato nel cielo con un razzo interstellare, yuri, e a bordo della sua lavatrice si sentiva di nuovo bambino, come quando vinse un giro gratis alle giostre del luna park. e mentre girava in orbita intorno al pianeta terra, gli venne da pensare che la vita tutto sommato era ingiusta davvero: con tutte le lavatrici che ci sono nel mondo, o il nostro corpaccione è troppo grande, oppure la fantasia è troppo piccola.

© andrea valente
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